Psicanalisi del terrorismo – Richard Jones intervista Norberto Keppe

Intervista del giornalista canadese Richard Jones
allo psicanalista Norberto R. Keppe
R.J.: È passato poco tempo da quando abbiamo assistito negli USA ad un attacco terrorista senza precedenti. Penso che sia importante cercare di capire il significato dell’accaduto, qualcosa che abbia un senso. Qual è la sua idea al proposito?

N.K.: Qualunque cosa che riguardi la società deve essere osservata da un punto di vista sociopatologico. La società presenta gli stessi problemi della patologia psichica dei singoli individui. In questo contesto devono essere inclusi anche gli individui terroristi o le persone che creano gravi problemi alla società. Si tratta di malati mentali che tentano di attaccare e distruggere il corpo sociale. La società umana è tanto patologica quanto l’essere umano individualmente preso e in questo quadro è necessario studiare i mezzi per renderla sana. Occorre cioè procedere ad una socioterapia, una terapia in ambito sociale per far sì che la società non coltivi nel suo seno corpi estranei, individui terroristi, persone che tentano di distruggerla.

 

R.J.: Che cosa intende dire con il termine patologico?

N.K.: Il fattore patologico è proprio degli individui malati non solo nell’ambito della psichiatria (persone che manifestano malattie mentali come schizofrenia, depressione, epilessia), ma anche in ambito sociale (delinquenti, terroristi). Questi ultimi sono malati nell’ambito sociale, rappresentano perciò un pericolo per la società e hanno la stessa patologia che hanno i malati mentali. Perciò la questione è che bisogna vedere queste persone non tanto come criminali, ma come malati che necessitano pertanto di un trattamento. Non servono le prigioni o i manicomi per rinchiudervi questi malati mentali. Pertanto, quando una società ha bisogno di molte carceri è segno che sta molto male. Possiamo evidenziare il fatto seguente: quante più prigioni un paese ha, tanto più questo paese è malato poiché questo è il segnale che questi paesi hanno una struttura patologica che genera questo numero enorme di persone inferme che danneggiano la nazione.

 

R.J.: Come dobbiamo incominciare a trattare la società per renderla meno malata?

N.K.: La società ha bisogno di cambiare la sua struttura fondamentale perché la pace è conseguenza della giustizia sociale. La società nella quale non vi è giustizia (sia essa comunista, capitalista o di qualsiasi altro tipo) non offre a tutte le persone l’opportunità di vivere una vita ragionevole perlomeno da un punto di vista economico, sociale; quindi questo tipo di società genera ribellione fornendo, senza alcun dubbio, molte chances alle persone più delinquenti, più malate di attaccare il suo corpo sociale. Pertanto l’unica maniera di trattare una società malata (come attualmente sono tutte le società nel mondo) è di fare in modo che le persone soffrano meno ingiustizie, che godano tutte di una democrazia vera, che abbiano tutte gli stessi diritti. Probabilmente anche nella società americana non esiste questa democrazia della quale si parla tanto, in quanto che tutte le persone non hanno la medesima possibilità di svilupparsi a livello sociale ed economico.

 

R.J.: Quindi lei vuol dire che le società non offrono diritti uguali per tutti. Questo può rendere possibile che persone molto malate possano salire, a volte, a cariche di potere?

N.K.: Il problema è che nella società esistono alcune persone che impongono un tipo di società ingiusta per tutti e pretendono che tutto “giri”, tutto venga strutturato in funzione di questo loro potere. Pertanto sono proprio i più malati che realizzano un ambiente sociale molto negativo, provocando una spinta alla ribellione contro la società. E queste persone malate tirano dalla loro parte altre persone e altri poteri creando un sistema sociopatologico. Questa è la ragione per cui ho elaborato una scienza chiamata sociopatologia che introduce la necessità che si faccia una socioterapia. Si tratta di questo: fare in modo da impedire che le persone molto malate creino problemi. Esistono delinquenti in basso (individualmente molto malati) e individui fortemente malati in alto. Sono estremi che si toccano e sono due tipi di patologia di cui la società ha bisogno di avere coscienza.

 

R.J.: È quindi molto facile in questo momento che noi indirizziamo la nostra attenzione al di fuori delle nostre società, infatti la nostra attenzione è tutta rivolta al terrorismo, vari paesi si stanno unendo per lottare contro il terrorismo, come se il problema fosse esterno, risiedesse in qualche organizzazione esterna o in alcune persone malate esterne. Questa attitudine non è patologica?

N.K.: Sì ed è molto pericolosa per tutti. Perché la società che si vuole combattere, pur essendo esterna, mostra la coscienza della stessa società che dice di difendersi. E se una società esterna ha il terrorismo, ha individui delinquenti questa è l’occasione, per la società che l’accusa, di vedere che essa soffre degli stessi problemi.

 

R.J.: Se il terrorismo esterno è un riflesso di quello interno, vuol dire allora che il terrorismo che alberga dentro gli esseri umani si riflette fuori; quali sono allora quelle tendenze degli esseri umani di cui abbiamo bisogno di essere coscienti in questa situazione?

N.K.: Quando una nazione attacca con violenza il terrorismo esterno è perché in qualche modo quel terrorismo esiste anche al suo interno. Di conseguenza non possiamo dire che alcune nazioni sono pericolose ed altre no, perché il terrorismo non è un aspetto di questa o quella nazione, ma è un problema universale. In parole povere, se una nazione vede il terrorismo solo fuori e non lo vede dentro di sé, si pone in una situazione di maggiore pericolo di una nazione che si occupa del terrorismo interno in maniera più attenta. È molto pericoloso vedere il problema solo all’esterno, facendo così si cade nella proiezione, vale a dire che la persona vede in un’altra i problemi che lei stessa ha; per cui la nazione che vede fuori i problemi che lei stessa ha, diventa pericolosa per sé, perché non vede le difficoltà e le distorsioni che sono al suo interno.

 

R.J.: Che cosa intende dire con terrorismo interno? Come si manifesta nel nostro mondo? Come si mostra nelle nostre vite quotidiane?

N.K.: La questione del terrorismo riflette nella persona l’orrore che essa ha del proprio terrorismo interiore. Spiegando tutto questo da un punto di vista patologico, si può dire che, per esempio, l’individuo ha dentro di sé delle idee di distruzione o di autodistruzione. Tutto ciò si trasforma in un’idea molto pericolosa per lui quando, pensando di essere vittima di un terrorismo esterno, di una distruzione esterna, egli dimentica di vedere in se stesso questa attitudine a distruggersi. Quindi l’importanza di avere coscienza della propria patologia sta nel senso che l’individuo deve proteggersi da se stesso. Per esempio è molto importante che gli americani prendano coscienza della necessità di vedere questi problemi interni per proteggersi da se stessi. Io ho scritto un libro nel quale ho dimostrato che se un paese non percepisce la propria sociopatologia, finirà col distruggersi, come accadde per l’Impero Romano, l’Impero Inglese, l’Impero Francese, l’Impero dell’Unione Sovietica, perché ogni paese si distrugge da sé quando non ha più la coscienza dei pericoli che esso stesso crea alla sua esistenza.

 

R.J.: Può parlarci un po’ di più su questo processo di proiezione psicologica? Perché facciamo questo?

N.K.: Questo aspetto della proiezione è un punto centrale della patologia dell’essere umano e della società. L’individuo che non vede i suoi problemi incomincia a vederli fuori di sé, allo stesso modo il paese che non vuol vedere la propria problematica incomincia a vederla in altri paesi. Pertanto sta qui la questione dello scontro fra le nazioni: una nazione invece di prendersi cura di se stessa, pensa di distruggere un’altra per liberarsi di un problema che invece è dentro di sé. Questo è ciò che noi chiamiamo paranoia, perché l’essere umano o la nazione che non vede in sé i problemi che ha, comincia a creare difficoltà a sé e agli altri. Essi possono entrare persino in un delirio molto grande e non riuscire più ad avere una normale convivenza con le altre persone o nazioni. Qui subentra l’importanza della maturità. Una nazione più avanzata dovrebbe essere più matura, più evoluta di una nazione più arretrata. Ed è evidente che la nazione più arretrata in genere possa essere più malata ed avere, ad esempio, la tendenza ad attaccare la nazione più avanzata. Perciò il grande ruolo delle nazioni più avanzate deve essere quello di fare in modo che le nazioni più arretrate vengano coscientizzate attraverso la trasmissione di una maggiore cultura, una maggiore informazione per portarsi al livello delle nazioni più avanzate. Ad esempio, se una persona malata attacca una persona matura, questa sa resistere all’attacco, come accade nella psicanalisi, nella psicoterapia quando il malato attacca l’analista: è chiaro che questi ha l’obbligo, non di attaccare a sua volta, ma di calmare la persona facendole coscientizzare il problema che è in lei. Pertanto una nazione più avanzata, più matura (se veramente lo è, se viene attaccata da un’altra più arretrata (più malata), dovrebbe aiutarla a coscientizzare che sta facendo il male non solo all’altra, ma anche a se stessa. Ora se anche la nazione più matura attacca, si colloca sullo stesso piano patologico della nazione che ha attaccato per prima. Quindi quando una nazione dichiara la guerra, lo fa perché anch’essa è molto malata. Solo una nazione o una persona molto malata attacca l’altra fisicamente o le fa la guerra. L’idea di fare una guerra è il più grande terrorismo che possa esistere; infatti basti notare come questa guerra che stiamo vivendo stia terrorizzando il mondo intero. Quando un terrorista o un gruppo attacca un paese, la società matura di questo paese sa difendersi perché è molto più grande dell’atto terroristico. Quindi quando una grande società pensa di fare una guerra (in risposta ad un attacco terroristico) mette in atto un terrorismo più grande del quale non esiste niente. Per questo è necessario che vi sia una profonda coscientizzazione dei propri problemi quando si è di fronte ad eventi terroristici.

 

R.J.: Ma come possiamo applicare il concetto di proiezione quando esiste un attacco concreto? Se qualcuno ha attaccato, non esiste allora un nemico?

N.K.: Attraverso le scoperte della psicopatologia e della sociopatologia si è compreso che tutte le persone sono malate (chi più chi meno naturalmente). Quindi quando dico che l’umanità non ha coscienza, che è un’umanità malata, non mi riferisco solo all’individuo con le sue specifiche malattie organiche, psichiche e sociali, ma anche al fatto che esistono molte più malattie di carattere sociale derivanti da uno squilibrio economico e alimentare molto grande e da un divario molto grande fra le società:nera, bianca e gialla. La società deve prendere coscienza dei suoi problemi e imparare a convivere con essi fino alla loro soluzione. Perciò, quando esiste un problema, il compito del malato, come della società, non è quello di censurare, di nascondere il problema, ma di coscientizzarlo e di trattarlo. Per esempio: se si ha un’ulcera allo stomaco, si pratica un taglio e si toglie lo stomaco, e così la persona rimane senza un organo. Ma la società non può eliminare le persone così (come se fossero degli organi malati) con le guerre, il terrorismo ecc. Se attacca qualsiasi problema, nasconde ed aumenta le difficoltà. La società che pratica tanta repressione, che ha tante prigioni, tanti manicomi e tanti mezzi per eliminare i criminali, i malati, vuol dire che è molto malata. Ciò significa che la società deve vedere il suo grado di malattia per cambiare e condurre un’esistenza migliore.

 

R.J.: Lei ritiene dunque che fare una guerra contro il terrorismo sia qualcosa di sbagliato…

N.K.: Il popolo è quello che più soffre a causa di questo orientamento di attaccare gli altri con la guerra. In fin dei conti tutti noi sappiamo che in guerra chi va a morire è proprio il popolo. Ciò è la conseguenza della patologia del potere. È importante dire questo, perché il popolo è generalmente pacifico. Perché si possa risolvere il problema di un paese è dunque necessario che venga risolto il problema dei gruppi di potere che sono molto dannosi per un paese. Ciò che sta impedendo che il mondo sia migliore, che il popolo viva meglio che non si ripetano disastri come quello delle Twin Towers a New York, sono proprio persone interessate ad altro che non a quello che interessa la gente: ad avere cioè più potere, a dominare il popolo e a non lasciare che esso percepisca questi problemi che, d’altra parte, esistono in tutte le nazioni.

 

R.J.: Allora qual è un modo maturo di gestire questa situazione? Quali sono i temi più ampi della società e della natura umana con i quali dobbiamo lavorare? Che cosa dovremmo coscientizzare per poter lottare contro questa situazione?

N.K.: Il popolo è molto dominato da ciò che io chiamo coscienza dei media, coscienza sociale. Vale a dire, i mezzi di comunicazione influiscono in maniera tale da distorcere il pensiero e il desiderio del popolo: come è successo, ad esempio, per il Vietnam o per altre guerre come quelle fatte dalla Germania e dall’Inghilterra. Ciò che accade è questo: i media, il potere della comunicazione, alimentano, istigano l’idea nel popolo che si possano risolvere i problemi attraverso la guerra. Ma quando nel Vietnam cominciarono a morire giovani americani, il popolo disse no, questo non è buono per noi. Allora è importante che il popolo percepisca che ora è spinto a fare una guerra e che non risolverà alcun problema, poiché ogni guerra ha sempre portato un enorme rallentamento per tutte le nazioni coinvolte e dunque per tutto il mondo. Non è attraverso il male che può venire il bene. La guerra è il grande male dell’umanità. Ogni guerra che il mondo combatta oggi, ogni guerra mondiale che il mondo abbia combattuto nel secolo passato, ha ritardato enormemente la civilizzazione di tutto il mondo, ha causato problemi enormi per il popolo e ha generato situazioni ingiuste, situazioni sociali senza coscientizzazione. L’atteggiamento giusto è invece coscientizzare i problemi che esistono e risolverli attraverso il dialogo, attraverso accordi basati sull’etica e sulla giustizia.

 

R.J.: Che cosa gradirebbe dire alle nazioni oggi che potrebbe aiutarle in questa terribile situazione?

N.K.: Che una persona che fa una guerra vuole solo il potere e non ha alcuna buona intenzione. Se una persona comune finisce per desiderare una guerra per risolvere un problema, per quanto grave possa essere, vuol dire che è stata plagiata da persone malintenzionate o non ha maturità sufficiente. Nessun dirigente del mondo dovrebbe pensare di fare una guerra. Bill Clinton è stato un presidente che ha tentato negli anni passati di risolvere tutte le cose attraverso la comprensione ed il mondo ha vissuto un periodo di pace molto grande grazie alla sua attitudine. Nessun individuo maturo risolverebbe un problema per mezzo di una guerra. Esiste un detto cinese che afferma: quando due persone stanno discutendo, si osservi chi per primo perderà la calma e attaccherà l’altro; colui che attaccherà per primo è colui che ha perso la ragione. Quindi se un paese dichiara guerra a un altro a causa del terrorismo è perché si è messo sullo stesso piano del terrorismo o perfino su un piano inferiore.

L’identificazione proiettiva cammina insieme all’idealizzazione proiettiva – Norberto Keppe

La maggiore scoperta di Melanie Klein nel campo del trattamento psicologico è la questione dell’identificazione proiettiva, per mezzo della quale l’individuo trasferisce nell’altro la sua condotta patologica vedendolo come se fosse l’artefice dei suoi malesseri; Klein presentò una comunicazione nel 1946 alla Società Britannica di Psicanalisi con il titolo “Note sopra alcuni meccanismi schizoidi”, dimostrando come il bambino non voglia solo distruggere la madre, ma impossessarsi d’essa (Dizionario di Psicanalisi, E. Roudinesco e M. Plon, pg. 366). In questo processo l’individuo vede le sue tendenze aggressive e distruttive nell’altro (generalmente il più vicino: genitore, marito o moglie), e passa ad attaccarlo, come se egli fosse il responsabile di tutti i suoi problemi.

Ma esiste un altro fattore molto più sottile e più ampio, all’interno del quale la persona trasferisce nell’altra i desideri che tiene nella sua mente, credendo di ritrovare tutti gli ideali che ha sognato nella vita e, allo stesso tempo, conservando l’idea che l’altro pensi proprio quello che lui immagina di sé. Di conseguenza dobbiamo concludere: 1) che le altre persone non sono quelle che idealizziamo; 2) che gli altri non percepiscono quello che siamo realmente. Neppure gli altri sono quello che immaginiamo e noi non siamo quello che gli altri pensano di noi.

Tanto nella identificazione proiettiva di M. Klein come nel processo di idealizzazione proiettiva (scoperto da me) esiste lo stesso tipo di proiezione (trasferire nell’altro le proprie intenzioni), con la differenza che nel primo caso proiettiamo le cattive intenzioni e nel secondo tutti i nostri ideali più nobili; nella identificazione proiettiva vediamo il prossimo come nemico (che però non è) e nella idealizzazione proiettiva un superamico (che pure non è).

Arriviamo alla conclusione che l’altro non è quello che pensiamo che sia, e neppure noi siamo ciò che gli altri pensano di noi, sia in senso negativo che positivo; se estendiamo tale attitudine all’umanità, possiamo concludere che anch’essa non è quella che crediamo che sia.

· Ho l’impressione che R. S. voglia rimproverarmi perché non ho badato bene al suo telefono.

· Qual è la sua opinione su di lei? Domandai

· Penso che mi stia attaccando perché potrei curare meglio questo aspetto. Rispose il cliente.

· Dunque lei proietta in quella persona il rimprovero che fa a se stessa?

Sto mostrando qui l’attitudine dell’individuo di proiettare nell’altro il rimprovero che fa a se stesso, ciò che Melanie Klein chiamò identificazione proiettiva e che non è solo il risultato della condotta anale-sadica (come lei pensava), ma principalmente di un attacco al proprio essere. D’altro lato, nello stesso tempo che il cliente esercita l’identificazione proiettiva, realizza anche l’idealizzazione proiettiva, perché proietta nell’altro gli ideali esagerati che porta nel suo interiore.

L’idealizzazione proiettiva ha due aspetti: uno è quello di immaginare che il prossimo sia molto più perfetto di quello che realmente è, ciò che mette in evidenza un’enorme ingenuità, e il secondo che il prossimo (perlomeno alcuni) rivela doni incredibili che devono realmente essere ammirati. In qualsiasi modo, la idealizzazione proiettiva fa parte della identificazione proiettiva, ma nel senso di identificare nell’altro, patologicamente, gli ideali più alti.

(Testo estratto dal libro “L’Origine delle Infermità” cap.8, pag. 110-111)

Lettera aperta ad Alberoni sull’invidia – Fabio Biliotti

Venezia luglio 2001

Egr. dott. Alberoni,

ho letto il suo articolo pubblicato sul ”Corriere della Sera” del 2 luglio scorso e mi sono sentito spinto a scriverle dalle stimolanti argomentazioni in esso contenute. Lo scopo è quello di prendere spunto da questa occasione per presentarle il nostro Centro. Ma prima di far questo mi permetta di fare alcune considerazioni.

  1. Sull’invidia esistono studi di un ricercatore brasiliano di origine austriaca, dott. Norberto Keppe che è il Presidente onorario del nostro Centro e Presidente del Comitato Scientifico. Il dott. Keppe, prima di ogni altro, ha scoperto che l’invidia non è una patologia che riguardi qualcuno più o meno malato, ma un’attitudine che riguarda tutti, tanto che egli l’ha chiamata “Invidia Universale” universale appunto perché si tratta di una caratteristica di tutti gli individui, di tutte le razze e perché è diretta a tutto l’universo. “È un’attitudine tanto grave e tanto infernale – afferma Keppe – che difficilmente possiamo liberarci da questo intrigo”. Queste cose il dott. Keppe le ha scoperte trent’anni fa ma, nonostante che ilCNRS(Centro Nazionale di Ricerca Scientifica) di Francia lo abbia definito “Senza dubbio il più originale autore eterodosso fra i contemporanei”, egli viene assolutamente ignorato dal mondo accademico e molti ricercatori, che pure non lo ignorano, si rifanno alle sue scoperte facendole proprie senza mai citare la fonte delle loro affermazioni. Non dico queste cose per rivendicare una paternità, ma perché questo atteggiamento del mondo accademico e di molti ricercatori rientra perfettamente nel tema trattato da Lei nel suo articolo: si tratta dell’invidia che molti accademici provano per un ricercatore tanto originale quanto eticamente scientifico, tanto semplice nelle sue argomentazioni quanto profondo. Per questa ragione mi permetterò di farLe avere, se Lei mi fornirà gentilmente un indirizzo presso il quale inviarli, alcuni suoi scritti sul tema dell’invidia che ha recentemente trattato anche nell’ultima sua opera “L’origine delle infermità”
  2. Sento il bisogno inoltre di esprimere alcune mie opinioni su alcune delle attitudini umane che spesso vengono confuse con l’invidia vera e propria ricorrendo al testo del Suo interessante articolo. Alcuni esempi da lei riportati a mio avviso dovrebbero essere distinti. Non possiamo confondere imitazione, emulazione, mimetismo e invidia vera e propria o meglio non possiamo confondere tra imitazione ed emulazione da una parte e mimetismo e invidia dall’altra. L’imitazione è essenziale specialmente nel bambino che deve imparare tante cose, per cui nell’imparare a considerare buoni i cibi che vede mangiare ai grandi non riscontrerei un’invidia; come non riscontrerei un’invidia in Tom Sawyer che dipinge una palizzata con piacere e soddisfazione e neppure negli altri ragazzi che, vedendolo, gli chiedono di farli provare, la chiamerei piuttosto emulazione; come all’emulazione può spingere il fatto di ammirare un cantante che riempie le piazze o un manager arrivato o un dentista che ha lo studio pieno di clienti o uno studioso che sia diventato famoso nel mondo; in sé questa ammirazione potrebbe essere uno stimolo a migliorarsi e a prendersi la responsabilità della propria vita e del proprio successo per diventare bravi ed ammirati come quel cantante, quel manager, quel dentista e quello studioso. Tutto ciò non è dannoso; mentre il mimetismo o meglio il “desiderio mimetico”, come lo definisce Girard, può essere veramente dannoso e porta senza dubbio all’invidia. Qui mi corre l’obbligo di definire meglio l’invidia secondo comela concepisce Keppe. PerKeppe l’invidia non ha altro significato che quello che indica l’etimologia della parola latina “invidere” che, come lei sa, vuol dire “non vedere”; ma che cosa non vuol vedere l’invidioso? Essendo una persona non felice e non soddisfatta, non vuol vedere neppure la felicità (o quello che lui crede che sia la felicità) e la soddisfazione degli altri e dunque si adopera per distruggere quella felicità e quella soddisfazione. Allora è veramente invidioso lo studioso che si rode di rabbia vedendo l’altro studioso che è diventato famoso in tutto il mondo e lui no. Perciò, e qui scatta la vera invidia, cerca di sminuirne il valore, di danneggiarlo e, se non ce la fa con lui, se la prende con sua moglie ed i suoi allievi. E così si può considerare il mimetismo o meglio, il desiderio mimetico come l’anticamera dell’invidia vera e propria in quanto con esso l’individuo sfugge alle responsabilità della propria vita e sfuggire alle responsabilità della propria vita significa non affrontare i problemi che essa necessariamente ci pone. Ed è proprio ciò che succede a tutti i figli che scelgono la strada dell’identificazione per assomigliare al padre e quindi non distinguersi da lui (mimetizzarsi); ed è chiaro che falliscano perché con questa scelta di comodo, rinunciano ad affrontare la vita con le loro peculiari qualità, rinunciano ad assumersi le loro responsabilità e non mettono alla prova le loro specifiche capacità di affrontare i problemi. Tutto ciò viene fatto dai figli appunto per comodità, per pigrizia ed è proprio per questo che falliscono, perché non sono realmente impegnati. Il risultato non può che essere una grande insoddisfazione ed infelicità che spinge a “non voler vedere” (invidiare) la felicità ed il successo degli altri, in questo caso specifico del padre. Questo comportamento, in misura più o meno elevata, è generalizzato e nessuno ne è immune. Keppe constata che la struttura dell’essere umano è, per natura, fondamentalmente sana, ma egli nasce con un “difetto” nella sua struttura psicogenetica, difetto che causa le malattie. Questo “difetto” viene chiamato da Keppe “inversione psichica” per mezzo della quale l’essere umano tende a distruggere il bene e a ricercare il male per sé e per gli altri, attaccando, nella maggior parte dei casi in modo incosciente, la propria vita, creando così la propria sofferenza e la propria malattia. Questo comportamento per Keppe è il risultato di un’attitudine di “invidia originale”, innata, universale che sarebbe la radice principale della maggior parte dei comportamenti patologici dell’essere umano”. Perciò fa bene lei, dott. Alberoni, a dire “… Voi credete che anche coloro che si considerano politicamente corretti, anche coloro che si battono per i popoli del terzo mondo, anche i cristiani che vanno a messa e operano in associazioni benefiche non siano schiavi di questi stessi meccanismi? Lo sono anche se non lo riconoscono, perché l’invidia è una menzogna fatta a se stessi prima che agli altri”; e perché come lei stesso aveva affermato più sopra, l’invidia acceca: per questo che gli individui non la vedono e più uno è invidioso e meno la percepisce.

Ed ora mi permetta qualche breve considerazione sul nuovo ed originale metodo di analisi del profondo elaborato, nel corso di tanti anni di studio e di pratica, dal dott. Keppe: quello che lui stesso ha chiamato Trilogia Analitica o Psicanalisi Integrale; un metodo che parte dalla constatazione che “se vogliamo aiutare un essere umano integralmente, non possiamo trattare i suoi sentimenti senza considerare la sua spiritualità (o la sua religiosità); la sua pressione alta senza sapere ciò che lo preoccupa; le sue finanze senza conoscere il suo passato, la sua educazione, la sua filosofia di vita ecc. Insomma non si può trattare l’essere umano a pezzetti. Fino ad oggi, il medico tratta il corpo, lo psicologo alcuni problemi di ‘aggiustamento sociale’; il sacerdote dei suoi problemi religiosi, lo psichiatra delle sue paure, dei suoi deliri e delle sue allucinazioni e così via”. L’essere umano a somiglianza del Creatore è trino fondamentalmente: sentimento, pensiero ed azione, perciò esso deve essere analizzato con l’aiuto della scienza (azione), della filosofia (pensiero) e della spiritualità (sentimento), da qui la necessità di un superamento della separazione di questi tre importanti campi di lavoro per arrivare ad un’unità. Non voglio comunque sviluppare qui una delucidazione esauriente di questa ricerca durata decine e decine di anni. Questo mi serve solo da pretesto per informarla che è stato costituito in Italia un Centro Italiano di Trilogia Analitica che ha lo scopo di diffondere la conoscenza di questa nuova scienza e che è aperto al confronto con tutti coloro che sono animati da fare il bene di tutti gli esseri umani. Lei dott. Alberoni ha, fra le altre, una grande qualità: quella di riuscire a divulgare pensieri e concetti con grande sapienza e lucidità, Le saremmo molto grati se volesse quindi prendere conoscenza del lavoro del dott. Keppe. Per questo siamo a sua disposizione per farle avere tutto il materiale che desidera e per ospitarlo quando vorrà nel nostro Centro.

Certo della Sua sensibilità le invio i più sentiti auguri di buon lavoro.

Fabio Biliotti

Panorama sulla psicanalisi integrale – Norberto Keppe

Norberto R. Keppe risponde al giornalista Alessandro Lima,
redattore della Rivista “Terapias Holísticas”

1)Qual è la differenza tra la psicanalisi trilogica e la psicanalisi ortodossa?
Mentre la psicanalisi ortodossa vede la causa dei problemi principalmente in fattori sessuali, la trilogica ritiene che la nevrosi sia causata da problematiche di natura realmente psíchica (e non física), ossia, problematiche relative alla rivelazione, alla filosofia e alla scienza, abbracciando, in questo modo, la totalità della struttura dell’uomo, in un modo integrale e non solo in un suo aspetto parziale.

2) La psicanalisi integrale si fonda nella scienza (retto agire), nella filosofia (retto pensare) e nella metafisica (retto sentire). E l’arte?
La Psicanalisi Integrale si basa sulla

rivelazione = amore

verità = metafisica

estetica = bellezza

Questi tre elementi formano: l’azione pura/sperimentazione, che consiste nell’attività (scienza, arte) che esprime questi tre fattori.

3) La psicologia é il figliol prodigo della filosofia?
La vera psicologia deve essere filgia della Teologia (spiritualità) e della Filosofia (principalmente della Metafísica). La Psicologia Positivista non è veramente scientifica, poiché non vede l’essere umano come un essere dotato di una sola energia psichica (anima) e corporea e lo tratta in modo parziale (sensoriale).

4) É possibile conciliare chimica, biologia e psicologia?
Sì, questa questione può essere meglio compresa con la lettura del mio libro “A Nova Física da Metafísica Desinvertida” (La nuova fisica della metafisica disinvertita), dove mostro proprio questa conciliazione che esiste tra la física, la psicologia e la metafísica. C’è una stretta relazione tra la vita psicologica e il funzionamento dell’organismo, che chiarisce l’origine e la possibilità di cura delle infermità. Questo aspetto psicosomatico viene sviluppato nel libro: “A Cura pela Consciência – Teomania e Stress” (Guarire con la coscienza – teomania e stress), di Cláudia Bernhardt de Souza Pacheco.

5) La personalità è ciò che si dispone davanti alla telecamera della vita? C’è differenza tra l’ego, l’essere, la personalità ed il carattere?
L’essere è la base dell’individuo. L’ego, la personalità ed il carattere sono conseguenze delle scelte che l’individuo fa nella vita, ossia, il tipo di risposte, le attitudini che egli adotta di fronte al suo essere fondamentale e alle esperienze vitali.

6) Perché lei afferma che la conoscenza è la più importante manifestazione di Dio nell’essere umano? Perché non l’amore?
Il più importante e fondamentale è l’amore; la conoscenza è conseguenza dell’amore, poiché senza di esso la conoscenza non arriva realmente a compiersi.

7) Tutti noi siamo egoisti, invidiosi, ipocriti e megalomani?
Sì, senza eccezioni. Quello che varia è il grado in cui questo avviene in ogni persona. L’importante è avere coscienza di queste attitudini, poiché, quando sono incoscientizzate, esse dominano. In questo caso, sembra paradossale, ma quanto più l’individuo riconosce le sue attitudini erronee, più possibilità avrà di correggerle, mentre quello che si vede perfetto, è il più problematico (malato) di tutti.

8) É vero che viviamo attribuendo agli altri tutto il peggio di noi stessi?
Esattamente. Melanie Klein denominò questa attitudine di Identificazione Proiettiva. Nello stesso tempo proiettiamo anche le qualità che ammiriamo, le quali non essendo, per un motivo o per un altro, adottate da noi stessi, sono viste negli altri. Questa attitudine io l’ho chiamata di “Idealizzazione Proiettiva”.

9) L’olismo e le filosofie orientali sono praticamente unanimi nell’affermare che solo l’Uomo può curare se stesso, e che l’auto-osservazione, l’auto-sentimento, è la via per l’autocura e per l’autoconoscenza. Qual è il ruolo del terapeuta e del medicamento in questa storia, se in noi esiste già un “laboratorio interno?”
Esatto, solamente l’uomo può curare se stesso. L’analista creerà nel cliente solamente una migliore immunologia, che il cliente ha ridotto a causa delle sue attitudini patologiche. Questa immunologia naturale, una volta rinforzata con l’aiuto dell’analista, sarà quella che lo curerà.

10) Qual è l’importanza dell’intuizione, della immaginazione creatrice, della meditazione, del mito, dell’amore e del pentimento (umiltà) nel processo psicoterapeutico (di coscientizzazione)?
Sono fondamentali nel processo terapeutico. Inoltre il mito riproduce le verità nascoste, che non potrebbero ancora essere rivelate.

11) La ipnosi è antietica? Fino a che punto essa sarebbe un metodo efficiente per portare a chiara coscienza le ombre e le miserie dell’inconscio?
L’ipnosi mostra solamente se l’individuo è etico o no. Essa accelera il processo di coscientizzazione che la persona generalmente non sta predisponendo per vedere. Quando L’individuo si coscientizza usando la sua stessa volontà e accettazione, è meglio preparato per elaborare quello che la coscienza mostra.

12) Conscientizzarsi è curarsi? Perché? Quello che è cattivo smette di esserlo per il semplice fatto di riconoscerlo? Percepire è essere? Essere è sapere?
Coscientizzare è sentire il problema, che è differente dal conoscerlo solamente. Molte persone conoscono le loro difficoltà e non per questo le risolvono. La coscienza è una percezione più profonda, legata al sentimento, che può, allora sì, portare alla cura, se la persona la accetta e segue ciò che essa mostra.

13) Come è la routine di una seduta in psicanalisi trilogica?

La Psicanalisi Integrale fa uso della metodologia di Freud, come per esempio, l’uso del divano, l’associazione delle idee e l’analisi dei sogni. Tuttavia le interpretazioni sono differenti, in quanto abbracciano la vita della persona nella sua totalità, ossia, i suoi sentimenti, la sua maniera di affrontare la vita e le sue azioni. E usa anche altre innovazioni metodologiche proprie.

14) Secondo Aristotele, l’Uomo è un animale che parla. Il linguaggio ostacola o rivela?
Ostacola più che rivela. É molte volte usato come un meccanismo di difesa, detto di intellettualizzazione, che rende l’individuo più nevrotico. Il contatto con la realtà e la coscienza si ottiene più attraverso il sentimento e l’intuizione. Il linguaggio può essere molto manipolato e, generalmente, in un modo invertito, danneggiando la persona, sebbene essa voglia credere che la beneficia. Platone percepì meglio il contatto naturale che l’essere umano ha con il trascendente, che lo mette molto al di sopra della razionalità.

15) “Quello che ci irrita negli altri dice qualcosa di noi stessi”. Come sanare una patologia che il paziente si ostina a non vedere?
Il paziente deve percepire che quello che lo irrita negli altri si trova in lui. Se accetta (e sente) ciò in se stesso può curarsi.

16) Il mentalismo e il “materialismo spirituale” – tipici della cosiddetta “new age” (nuova era) e dei libri di auto-aiuto – battono sul tasto della “coscienza del bene”, dell’ottimismo e dell’auto-stima. La trilogia analitica enfatizza la “coscienza del male” e l’auto-analisi critica (che comprende l’orgoglio e la teomania). Perché? Quanti più problemi/malattie l’individuo vede in se stesso, più sano egli è?
Solamente l’individuo sufficientemente sano vede i suoi problemi, perché accetta meglio la coscienza che vede tanto il bene che il male.

17) Essere sano, buono, bello, vero, libero e felice è possibile? Come ottenere un quotidiano migliore con l’autoconoscenza?
Essere totalmente sano non è possibile, ma con la coscienza dei mali che pratichiamo, e che angustiano la nostra vita, possiamo migliorare la qualità della stessa ottenendo un quotidiano migliore.

18) L’anima del popolo brasiliano è sporca? Come si attua la socioterapia?
L’anima di tutti i popoli del 1° Mondo è super-sporca, perché vivono alle spalle del 3° Mondo, e credendo anche che sono loro che aiutano (il 3° Mondo). La socioterapia agisce quando il popolo percepisce le ingiustizie, le inversioni che dominano la società ed è capace di correggerle.

19) Il desiderio di potere e piacere, rinforzato dai media, è la principale causa della sofferenza umana?
Generalmente i media fanno la “coscienza” del popolo – e i media (i grandi media) sono dominati dai potenti del potere economico.

20) Se l’essenza umana è spirituale (buona), qual è la causa di tanto conflitto, di tanta discordia e di tanta distruzione nel mondo?
É l’inversione, attraverso la quale l’essere umano ha voltato le spalle alla propria vita spirituale, scegliendo la vita sensoriale, che è inferiore. A che cosa serve avere un’essenza buona se non viene usata? In questo senso, la volontà, le scelte che l’individuo fa nella vita, sono quelle che definiscono la sua esistenza. E generalmente le scelte fatte sono basate su questa inversione.

21) C’è coscienza dopo la morte? Il carma (legge di azione e reazione) è considerato nella psicanalisi integrale?
Dopo la morte l’invidia eccessiva diminuisce e la coscienza si fa più chiara. Ma se la persona non accetta la coscienza ora, come l’accetterà dopo, quando sarà ancora più nitida? É importante perdere questa opposizione per poter accettare meglio la coscienza. Questa opposizione causa grande sofferenza.

22) Perché in alcuni libri lei afferma che la metafisica di Aristotele è invertita? Aristotele sta a Freud così come Platone sta a Jung?
1º) Perché pensa che il maggiore derivi dal minore,

2º) L’atto dalla potenza e

3º) che si va dal male verso il bene.

Al contrario di ciò, l’essere umano è caduto dall’atto, dalla realizzazione, dalla pienezza del suo essere, verso la potenza, nell’opporsi a ciò che esiste, compreso egli stesso. Platone percepì meglio questo contatto che l’essere umano ha con l’essere. Io ho notato che rifiutiamo l’essere e per questo cadiamo nel non-essere, che è la malattia.

23) Che cosa è la follia? Adeguare un “anormale” al modello sociale vigente (nord americano) non sarebbe anche una forma di alienazione? I media sarebbero uno strumento di consolidamento di “normopatie” collettive? Come distinguere il normale dall’anormale? Parli un po’ sul processo di individuazione (interiorizzazione), catarsi, e sul meccanismo di inversione psicosociale.
Follia è:

a) scambiare il bene con il male

b) la verità con la menzogna e

c) la bellezza con la bruttezza.

Ossia, la follia è l’inversione, poiché il bene, la verità e la bellezza sono la vera realtà, quello che esiste di per sé. E che l’essere umano deturpa, volendo credere che questa deturpazione sia il “normale”.

Nel processo di interiorizzazione l’individuo passa a percepire che ha fatto tutto ciò nella vita esteriore, perché lo aveva fatto in primo luogo nel suo interiore psicologico.

24) Per Nietzsche, la “femminilizzazione” degli uomini e la “virilizzazione” delle donne hanno fatto diventare l’umanità culturalmente sterile e inadatta a generare personalità superiori… L’omosessualità sarebbe una malattia?La “femminilizzazione” dell’uomo e la “virilizzazione” della donna proviene da un’identificazione invertita, in cui il figlio passa ad identificarsi con la madre e la figlia con il padre. Il processo omosessuale segue questa medesima regola.

 

Principio fondamentale della psicoterapia: visione della propria infermità – Norberto Keppe

Il principio fondamentale del processo terapeutico (psicoterapia) è la percezione di essere malati; se non fosse così che necessità ci sarebbe della psicoterapia? Il ragionamento contrario vale a spiegare l’origine dell’infermità, poiché la malattia consiste proprio nel fatto di non volersi vedere malato; come trattare ciò che non esiste? Se il male venisse da fuori, non ci sarebbe alcuna necessità di trattamento. Se l’individuo non si vede malato, giammai raggiungerà una qualche forma di sanità; come uscire dall’insanità se non se ne ammette l’esistenza?.

– Molte volte mi soffermo a pensare di non essere tanto egoista come le persone dicono.– Non accetta di vedere che pensa molto a se stessa?

È importante considerare che sono le altre persone che ci conoscono meglio, dal momento che pratichiamo una grande censura nel vedere i propri mali – la qual cosa non accade al nostro prossimo a cui evidentemente perfino piace vedere i nostri difetti, per fuggire dai propri. Per questa ragione posso affermare che solo l’individuo che si vede malato riuscirà a curarsi, poiché, se al contrario si reputasse sano, come potrebbe cercare di sanare una infermità che crede di non avere?

– Non comprendo il personale quando afferma che non m’interesso al lavoro.– Ma lei si interessa?– Beh! Quello che mi danno da fare, lo faccio.

La resistenza di vedere la propria patologia spiega l’elevato grado d’invidia che la persona ha. In realtà, egli affermava qualcosa che non era chiaramente la realtà, perché varie volte lasciò il suo lavoro incompleto – rivelando di possedere un’enorme irresponsabilità; e non accettando questa coscienza, il cliente giammai correggerà un difetto che non crede di avere.

– Io mi sento molto distante da Dio, disse A.M.

– Sarà che non abbia alla base un problema di invidia contro di Lui? Domandai.

– Ma, mi manca la fede, replicò.

– L’invidia è l’annullamento della fede, spiegai nuovamente.

Siccome l’invidia è l’antisentimento, o annullamento della coscienza, la resistenza nel vedere la propria patologia chiarisce l’alto grado di invidia che la persona ha.

– Non so se è stato a causa della birra che ho bevuto che mi sono innervosito, disse A.F.

– Che cosa intende per nervosismo?– È un sentimento di paura che mi è venuto.– O è ora che lei sta notando di aver paura?– Ma questo non è anormale?– L’individuo normale è quello che vede il suo male. Tutte le persone hanno paura; perché Lei non vuole sentirlo?
L’essere umano difficilmente accetta di vedere che è malato (nevrotico), cosa che rende estremamente difficile la sua esistenza. I ricercatori e i pensatori di tutti i tempi tentano di conoscere il nocciolo fondamentale di tutto ciò che esiste, per costruire, partendo da lì, un sistema, sia scientifico, sia filosofico, o perfino teologico sulla realtà dell’esistenza. Ciò che si ritiene impellente conoscere è che, se non vi sarà coscienza della propria patologia, ogni e qualsiasi lavoro sarà destinato all’insuccesso.

 

In definitiva da dove viene la nostra energia? – Claudia Pacheco

Sarà che se mangio verdure, alimenti naturali, avrò più energia che se mangio carne e faccio una dieta a base di proteine? Sarà che se io bevo un bicchiere di vino al giorno, avrò meno possibilità di prendermi un infarto? E se io evito l’ingestione di sale, alimenti grassi, uova e alcool, mi libero dal rischio di pressione alta e di complicazioni cardiovascolari?
Ogni giorno si moltiplicano nei ripiani delle librerie e nelle riviste popolari le ricette magiche che dicono quello che si deve e che non si deve mangiare per avere più salute, più energia, migliore disposizione al lavoro, per liberarsi da una enorme serie di malattie…, al punto che negli Stati Uniti esiste già una classificazione specifica nella nomenclatura psicologica per un grande numero (sempre crescente) di persone con una mania ossessiva per le diete.

Così maniaci di malattie (ipocondriaci), di acquisti, di certe abitudini sessuali stravaganti, maniaci di diete e di cibi salutari stanno popolando i consultori degli psichiatri e psicanalisti americani.

D’altro canto molti dei casi registrati di maggiore longevità, (persone che vivono sopra i cento anni) si incontrano in regioni del pianeta dove queste nuove regole alimentari ancora non hanno avuto accesso. Molti sono perfino contadini abituati da più di un secolo alla ingestione giornaliera di cibi saturi di colesterolo, di bevande alcoliche e non raramente carenti di vitamine. Si tratta di individui che si conservano attivi fino agli ultimi momenti di vita e che nella maggioranza dei casi non hanno mai avuto bisogno di un medico, e ancor meno di sottoporsi ad interventi chirurgici. Gli eschimesi sono un esempio, perché si alimentano di grassi e di bevande alcoliche.

Quello che questi campioni di salute e di longevità hanno in comune è lo spirito. Uno spirito di azione, di ottimismo, di entusiasmo per la vita. In generale si dedicano ad attività che beneficiano il loro prossimo e la comunità. Sono amanti della natura, hanno delle abitudini semplici e generalmente sono persone spiritualizzate (non religiose); tutti loro credono in Dio e nella vita dopo la vita. Il denaro non è importante per questo club di anziani pieni di energie, ma la pratica dell’onestà, la disciplina, i costumi frugali, i valori umani radicati e una certa incorruttibilità da un punto di vista etico e morale; sono caratteristiche a cui essi non rinunciano.

Sarebbero pertanto la filosofia di vita, i valori morali e culturali, la disciplina ed un certo stoicismo nella condotta di tutti giorni i segreti della fonte della gioventù?

L’energia viene dallo spirito e non dalla materia
Tutta la fisica tradizionale si basa sul principio metafisico aristotelico invertito, secondo cui l’atto viene dalla potenza, dando vita alla falsa idea, che Einstein trasformò in equazione (e=mc2), in cui l’energia viene dalla materia e non viceversa: che la materia viene dall’energia.

Fortunatamente, il maggior genio della fisica moderna ci ha trasmesso una serie enorme di conoscenze essenziali per il progresso della scienza del futuro: il suo nome era Nicolas Tesla ed è stato lui l’artefice di invenzioni così importanti come il generatore di energia elettrica e la corrente elettrica continua. Ebbene Tesla scoprì che le correnti di energia elettromagnetica, gravitazionale, della luce e qualsiasi forma di energia materialmente misurabile e suscettibile di individuazione, viene originata da un’altra specie di energia, invisibile e non misurabile da apparecchi da noi comunemente conosciuti, che egli denominò energia essenziale. Essa è sparsa per tutto l’universo e alimenta tutte le forme di energia conosciute e sconosciute dagli esseri umani, dando origine a tutta la materia attraverso un processo di trasformazione scalare. Pertanto, Tesla disinvertì la fisica mostrando che la materia è il risultato di “onde di energia scalare contenute nel tempo e nello spazio.”

Secondo Tesla tutto ciò che esiste sta in costante vibrazione e persino un minerale, per non cessare di esistere, ha i suoi atomi in continua vibrazione. Una pietra può non essere in movimento, ma si trova in intensa vibrazione all’interno della sua sostanza. La stessa cosa accade alle nostre cellule, al nostro corpo, e a tutti gli organismi. L’energia che ci alimenta, pertanto, non viene dalla materia, ma da questa energia essenziale presente in tutti gli esseri. Per questa ragione in tedesco energia e spirito sono la stessa parola: “Geist”. Heilige Geist (Spirito Santo) e si scrive come “benzina” che è venduta nelle stazioni di servizio per le strade: Geist. In francese tutto ciò che ha una relazione con la nostra mente, con l’aspetto psichico, è tradotto con “esprit”.

Un buono spirito dà origine ad un corpo sano
“Mens sana in corpore sano” (mente sana in corpo sano) come dicevano i romani (e prima di loro i greci), o corpo sano di una mente sana?

Norberto Keppe, psicanalista e creatore del Dipartimento di Medicina Psicosomatica dell’Hospital das Clinicas dell’Università di San Paolo nel 1970, afferma che tutte le malattie mentali hanno una origine psichica, così come tutto il recupero della sanità è risultato di un processo che egli denomina di coscientizzazione. La coscienza sarà pertanto il corrispondente di questa energia essenziale responsabile del riequilibrio delle vibrazioni delle molecole del nostro corpo.

Un individuo che ha uno spirito buono bello e vero avrà, di conseguenza, le sue funzioni mentali che opereranno al meglio ed il suo organismo pieno di salute. I cattivi sentimenti ci avvelenano molto di più di qualsiasi alimento che si possa ingerire attraverso la bocca e possono ridurre drasticamente la nostra energia vitale e il nostro tempo di vita.

Keppe si spinge più lontano e dichiara che la coscienza è la vera medicina per la cura dei mali organici, psicologici e sociali. Ma che cosa è la coscienza? Tutta la coscienza della realtà, ma, principalmente, la percezione dei nostri errori, difetti e problemi (patologia).

“Posso spingermi ancora più avanti” dice Keppe nel suo libro La Metafisica Trilogica – Guarigione attraverso le forze energetiche – La Medicina Autentica (vol. 3) “quanto maggiore è il numero di problemi che riusciamo a rintracciare e vedere in noi stessi, meno difficoltà vi saranno e, al contrario, quanto meno problemi notiamo in noi stessi , é segno che ne siamo pieni. Ciò che è dannoso finisce di esserlo nell’ammetterne l’esistenza”.

La dialettica della coscienza
Solo la persona che ammette di essere aggressiva, potrà contenersi e neutralizzare questo difetto. Allo stesso modo, come può un avaro smettere di esserlo, se non ammette almeno l’esistenza del problema? Persone dominatrici, che controllano, frequentemente si ritengono buone, oppresse… Gli arroganti si sentono rifiutati e umiliati dai colleghi… I più invidiosi si sentono al centro dell’invidia degli altri.

Solo gli umili pensano di essere pieni di difetti e si sentono grati di ricevere l’attenzione e l’amicizia degli altri, mai sentendosi meritevoli di tanto. Coloro che si sforzano pensano sempre che potrebbero fare di più e meglio, gli onesti si preoccupano di non mancare di lealtà nelle proprie relazioni e evitano di parlare dei difetti degli altri, perfino dei loro stessi nemici, poiché disapprovano i pettegolezzi…

Gli studiosi ritengono sempre di poter essere i più informati e i devoti credono di avere molta fortuna nell’incontrare capi che li favoriscano e buoni colleghi che li aiutino a salire.

La grande differenza sta nello “spirito” di ognuno, dal momento che l’umiltà nel vedere i propri punti deboli diviene la forza della persona di successo e l’arroganza diviene la debolezza dei falliti.

 

L’energia dell’amore dà salute – Claudia Pacheco

Nel 1984 tenni una conferenza a New York dal titolo: “L’Energia dell’Amore”. La sala della nostra clinica situata nella East Side di Manhattan risultò strapiena. Io mi chiesi se gli americani fossero molto più affettuosi di quello che dimostravano o se l’interesse suscitato fosse dovuto più al significato del tema che si sarebbe dibattuto. Potei notare nel corso della conferenza che entrambe le ipotesi erano corrette. Nella platea c’era chi voleva rafforzarsi attraverso l’uso della propria libido. In quel periodo stavo lanciando il mio libro “Guarire con la coscienza – Teomania e Stress” e l’idea che fosse possibile ottenere una guarigione di diverse malattie attraverso la psicoterapia, senza l’uso di medicinali, era nuova in tutto il mondo e molto attraente. Pertanto, il numero di partecipanti alle nostre conferenze di Medicina Psicosomatica era ogni volta di 700-800 persone.
Il lavoro scientifico della Psicanalisi Integrale stava cambiando l’ambiente di New York, le persone già cominciavano a chiedere ai loro medici una visione più moderna del malato che doveva essere visto come un tutto, e la mentalità olistica ebbe un grande punto d’appoggio nelle teorie e scoperte di Norberto Keppe.

Pertanto cominciò ad essere riconosciuto il ruolo fondamentale delle emozioni e dei pensieri nell’ammalarsi delle persone, così come nella loro cura. Parole come coscientizzazione, termine molto usato da Keppe nel suo lavoro psicanalitico, entrarono nel dizionario americano, poiché fino ad allora questa terminologia era sconosciuta. In molti ambienti si pensava alla coscienza con una connotazione morale, religiosa, o si parlava di “consciousness” (un termine preso in prestito dalla filosofia Hindu) che significava un’energia vacante dell’universo.

Con la parola coscientizzazione (conscientização) Keppe introdusse un nuovo significato utilizzato per la comprensione della nostra psiche e del suo trattamento. In esso sono compresi il significato etico e intellettuale, come due fattori che uniti sfociano in un terzo elemento. Il sentimento di affetto (fattore etico) legato all’intelletto (ragione) porta alla vera comprensione di una realtà interiore o esteriore. Pertanto la conoscenza reale non è solo quella intellettuale, ma quella della coscienza. Tutto ciò che l’essere umano fa di giusto e equilibrato dipende essenzialmente dalla presa di coscienza di ciascuno.

LA DIFFERENZA TRA L’INTELLIGENZA EMOZIONALE E L’AMORE RAZIONALE
Keppe scoprì che gli elementi naturali della struttura psichica degli esseri umani sono il sentimento di amore che egli considera come l’unico sentimento vero e la ragione che è la vera intelligenza. Insieme essi formano un vettore di energia psichica e fisica, che egli chiama di coscienza e che porta automaticamente all’azione buona bella e vera nella vita personale e sociale degli individui. La salute psicofisica è il risultato di questa energia elaborata nella nostra vita psichica.

Le emozioni, secondo Keppe, sono una vibrazione interiore in disarmonia con le vibrazioni dell’amore. Esse rendono più difficile la stessa conoscenza e portano a un disturbo psiconeuroimmunologico. La paura, la rabbia, l’ansietà sarebbero esempi di emozioni che rendono difficile o impediscono l’armonia interiore della coscienza, portando ad un raziocinio patologico, ad azioni distruttive, a infermità fisiche, psichiche e sociali.

Allo stesso modo l’intelligenza usata e non connessa all’amore (all’etica) porterà all’intellettualizzazione, alla fantasia, alle idee fuori dalla realtà, dalla giustizia, alle menzogne, ai sistemi di pensiero teorici e distruttivi: per esempio, a sistemi economici che mirano solo al lucro, anche se questo porti alla distruzione del pianeta con la concomitante estinzione dell’umanità.

Il vero pensiero è quello che va di pari passo con l’etica (amore). Ragione è sinonimo di amore e non il suo opposto. Il detto francese di Pascal che il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce, soffre di una serio travisamento, poiché ciò che la ragione non riconosce è l’emozione, non l’amore. Allo stesso modo l’amore deve avere tutto il sostegno della ragione per le sue necessità, per essere vero e ben riuscito.

Possiamo concludere, secondo le scoperte di Keppe, che l’individuo ben riuscito nelle sue realizzazioni è colui che cerca di unire l’amore alla ragione controllando sempre le sue azioni attraverso questi due vagli. Ciò che voglio fare, la mia ragione lo approva? E ciò che sto pensando è in accordo con i sentimenti di affetto e di bontà? Se il risultato fosse negativo, è segno che quello che faccio sarà distruttivo. E se la risposta fosse affermativa, è segno che quello che faccio avrà la grande Il Dr. Goleman, arrivato successivamente al lavoro sviluppato da Keppe negli Stati Uniti e conosciuto come il creatore del concetto di intelligenza emozionale, è un autore che ha in parte distorto la comprensione dell’importanza dell’azione dei sentimenti e delle emozioni sulla nostra intelligenza. Questa ricerca è di estrema importanza, vi è ancora tutto un enorme campo che deve essere scoperto, e riassumere questo assunto è molto difficile.

Ma possiamo concludere che solo la persona amorevole conosce realmente e quella che ha rabbia, paura o qualsiasi emozione negativa, penserà solo idee distorte, paralogiche che la portano a conclusioni errate.

Per fare un esempio: prendiamo un soggetto che lavori in un settore in cui operi anche una persona che non gli piace. Giorno dopo giorno questa irritazione cresce al punto da occupare il suo campo di pensiero con idee prodotte dalla rabbia. Proiettarle fuori, aggredire, cambiare di dipartimento o di impiego, fuggire dal malessere a qualsiasi prezzo, sarà vista come l’opportunità più immediata. Oppure trattenere tutto dentro di sé provocando come conseguenza malattie psicosomatiche, distruggendo la motivazione nel lavoro e la creatività. Tutti risultati molto distruttivi.

L’INTERIORIZZAZIONE A SERVIZIO DELLA COSCIENZA
Come agire in una situazione di questo tipo in modo da preservare l’armonia del mio interiore e del mio lavoro? Come ragionare in modo da avere una vera comprensione di ciò che sta accadendo? Come ritornare alla padronanza di me stesso e uscire dal dominio delle mie emozioni irrazionali?

Per affrontare questo Keppe ha creato un metodo di interiorizzazione, o la dialettica che ci serve come specchio per la nostra autoconoscenza. Noi non proviamo rabbia nei confronti di una persona di per sé, ma della coscienza che questa persona ci porta. Non abbiamo paura di persone o cose e situazioni, ma della coscienza essi ci portano. Soffriamo di un processo di inversione psichica che ci fa temere la realtà la verità. Crediamo che quello che non vediamo, o che non coscientizziamo non ci causerà sofferenza. “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore” è il detto che seguiamo incoscienti del pericolo in cui noi collochiamo tale attitudine. E allo stesso modo il prossimo ci mostra cose che non vogliamo vedere in noi stessi; per esempio, difetti non corretti, attitudini negative, vizi o attitudini di censura e sabotaggio che commettiamo contro noi stessi e che proiettiamo negli altri. E quello che è peggio –è che noi abbiamo diversi tipi di atteggiamenti invertiti e malattie che ci conducono alla nostra distruzione e che passano ad un livello incosciente. Il risultato è che proiettiamo negli altri a causa di questi danni vedendo il nostro male nell’altro e attaccando questa “ombra” che fabbrichiamo.

Reagiamo come il cane che abbaia al suo riflesso quando si vede nello specchio o come colui che fugge terrorizzato dalla sua ombra riflessa in una parete di un corridoio buio.

Nelle scuole di lingua Millennium, per esempio, dove i professori applicano il metodo psicolinguistico trilogico, gli alunni sono portati a coscientizzare che la paura e i blocchi che hanno nell’apprendere e parlare una nuova lingua, non si trovano nel professore che lo censura o negli altri che criticano i suoi errori, o ancora nella lingua che è eccessivamente difficile, ma stanno dentro loro stessi, nell’esagerato perfezionismo e idealizzazione nell’affrontare il nuovo idioma. Avendo coscientizzato questi e altri blocchi interni, l’alunno, qualsiasi sia la sua età, riuscirà finalmente non solo ad apprendere una lingua, ma anche molte altre conoscenze.

 

Lo Stress – Claudia Pacheco

LA TEOMANIA ALL’ORIGINE DELLO STRESS

Attraverso la psicanalisi integrale si può spiegare la causa del cambiamento neuro-ormonale e, in particolar modo, il meccanismo psicologico dello stress, male che coinvolge tutta l’umanità. Alla base esistono due reazioni che l’individuo può adottare dinanzi alla coscienza: la paura, la collera o tutt’e due; ciò finisce col provocare, attraverso lo stress generato da una tensione costante, nevrosi e psicosi o malattie organiche. La conoscenza degli errori e dei problemi è vista dall’essere umano come un grande pericolo ed una minaccia. Dinanzi all’errore o all’invidia, gli individui reputati più depressi hanno una reazione di paura o tentano di fuggire in diversi modi. In genere sono noncuranti, passivi. In un altro gruppo troviamo i paranoici che, di fronte ad una frustrazione o all’invidia, reagiscono con collera, aggrediscono, odiano e lottano. Infine, un terzo gruppo, troviamo coloro che hanno entrambi i tipi di reazione, lotta e fuga. È vero che sia la reazione di paura che quella di collera o di odio sono dei comportamenti che la persona può adottare o meno di fronte alla coscienza. È evidente che la persona umile prende coscienza della verità senza reagire; si arricchisce così psicologicamente, si mette fisicamente al riparo da malattie inutili, prolunga la sua speranza di vita e vive meglio. La collera e la paura provocano automaticamente una reazione ormonale dell’organismo, reazione che passa spesso inosservata agli occhi della persona. La collera è responsabile della liberazione della neuroadrenalina e dell’adrenalina nel flusso sanguigno. La paura provoca la secrezione di aceticolina e di adrenalina. Si sa che il nostro organismo è atto ad assorbire delle sovrapproduzioni di questi ormoni e che le ghiandole che funzionano, grazie al loro stimolo, secernono nuovi ormoni, costruendo così una catena armoniosa. Ciononostante se iniettassimo costantemente tali ormoni nel nostro sangue, il nostro organismo subirebbe un collasso (stress). È ciò che accade spesso, senza che le persone ne siano coscienti, ai collerici, agli invidiosi ed ai paurosi. Si potrà allora immaginare l’enorme quantità di disordini ormonali, metabolici, funzionali, del sistema immunologico e delle malattie che possono derivare da tutto ciò! Un altro comportamento che provoca delle secrezioni ormonali è la ricerca del fantasma, sia sessuale o no, ma in ogni caso eccitante. Si può dire che le persone avide di vivere intensamente, hanno un ritmo di vita molto accellerato e si sforzano di realizzare ciò che fa parte dell’immaginazione. Il loro spirito è una vera e propria fabbrica di fantasmi di ogni tipo che provocano così un’auto-stimolazione mentale ed una secrezione ormonale. L’umanità si è già abituata a sfuggire alla sua percezione attraverso le distrazioni più diverse: letture, passeggiate, vizi, sesso, denaro e potere. I meccanismi di fuga vengono utilizzati affinché le emozioni diventino incoscienti e con un tale successo che molti non immaginano neanche fino a che punto siano psichicamente malati. Delle forti eccitazioni o euforie possono anch’esse indurre ad uno stato di stress. Esse provocano una diminuzione delle forze, poiché la megalomania obbliga la persona a vivere “intensamente”. Ciò porta a delle reazioni di adattamento immediate ed in seguito a degli aggiustamenti di lunga durata provocati da uno stress prolungato (Walter B. Cannon e Hans Selye). Nel processo psicopatologico incontriamo di frequente tutt’e due queste reazioni, ma di solito, nei malati psicosomatici, viene riscontrata la Sindrome dell’adattamento generale. Si tratta di meccanismi costanti che possono durare molti anni quando l’individuo continua ad assumere un comportamento incoscientizzato di collera e di paura. La lotta che conduciamo contro la coscienza è così potente che usiamo tutte le nostre forze allo scopo di provare inutilmente a distruggerla. La tensione provocata da questa lotta conduce allo stress che, a sua volta, e ciò è scientificamente provato, provoca le malattie più diverse. Per tutta la durata delle mie ricerche ho potuto osservare che, direttamente o indirettamente, tutte le malattie sono legate a queste sindromi. Quando parliamo di squilibrio ormonale, vogliamo sottolineare il fatto che esso agisce anche sulla chimica cerebrale: Ciò che accade nel corpo, accade anche a livello cerebrale. L’epilessia, ad esempio, è una specie di ulcera delle cellule nervose che possono cicatrizzarsi immediatamente. La schizofrenia è accompagnata da un’alterazione della chimica cerebrale; ciò provoca deliri e allucinazioni

COME SI ARRIVA ALLA GUARIGIONE

L’organismo si munisce dei mezzi per lottare contro la malattia. Il paziente che decide di seguire un’analisi capisce che l’inversione che sta operando – nel considerare la coscienza come un male, un’aggressione un pericolo che bisogna evitare – provoca questa reazione interna di lotta e di fuga. Quando si rende conto che non è la coscienza a distruggerlo, ma che, al contrario, essa gli fa prendere atto dell’autodistruzione dell’individuo, il paziente si distende e cessa di secernere gli ormoni responsabili della tensione e dello stress. Da quel punto alla guarigione il cammino è rapido e diretto ed il proprio corpo si incarica, con l’aiuto del suo sistema immunitario e dell’equilibrio omeostatico (equilibrio interno dell’individuo), dell’annientamento di tutte queste malattie. L’umiltà è fondamentale, poiché è soltanto grazie a questa virtù che possiamo accettare tranquillamente i nostri errori. È assolutamente inutile ingannarsi, cercare di dissimulare ciò che proviamo. Al contrario, più mentiamo a noi stessi e fingiamo di accettare ciò che ci viene detto o ciò che la nostra coscienza ci mostra, più la nostra arroganza si rifugia nell’inconscio. Allora sarà molto peggio poiché la paura e la collera rifugiatesi nell’inconscio provocano le più diverse reazioni organiche e conducono a malattie spesso fatali. Il primo passo verso la guarigione sarà la coscientizzazione delle emozioni come l’invidia, la collera, la paura. Il secondo passo consiste nel capire la ragione dell’esistenza di questi comportamenti che appartengono al campo della volontà. L’invidia, la collera e la paura sono dei comportamenti, delle reazioni che possiamo o no adottare di fronte alla coscienza. Più saremo ipocriti, più saremo megalomani e teomaniaci, e più vedremo nella verità un male e reagiremo contro di essa (meccanismo dell’inversione). Ma più umili desidereremo di essere, abbandonando la pretesa di essere degli “dei” ed accettando i nostri difetti e la nostra interminabile invidia verso il bello, il buono e la realtà, più rispetteremo, ventiquattro ore su ventiquattro, la nostra presa di coscienza. In questo modo potremo rilassarci e tuffarci in questo universo di pace e di salute nel quale siamo inseriti e che ognuno di noi ha in sé. Dalla natura riceviamo tutto ciò che è necessario per gioire della salute psicologica ed organica. A causa della nostra eccessiva invidia del Creatore, noi non l’accettiamo e ciò ci conduce a distruggere, omettere o negare questa realtà e a commettere le più diverse aggressioni, stravaganze o errori che la nostra coscienza registra costantemente. Possiamo reagire per paura, collera ed ignoranza, cedendo a malattie mentali ed organiche; solo la sua accettazione ci garantirà la pace e la salute. Pensiamo di dare qui la spiegazione di numerose cure ottenute con procedimenti giudicati miracolosi che Cristo spiegava con le parole: “Va la tua fede ti ha salvato”. Ciò significa che colui che accetta la realtà (che è buona, bella e vera), guarirà dai mali più diversi. Possiamo concludere affermando che più l’uomo prova gelosia, odio e paura, più sarà malato mentalmente e organicamente.

IN CHE COSA CONSISTE LA TERAPIA

Questa coscientizzazione potrà essere possibile grazie alla lettura, alla riflessione e all’interiorizzazione, ma sarà più difficile poiché la tendenza è quella di ragionare nevroticamente ed i meccanismi di difesa sono ben più efficaci sulla persona somatizzata. In questi casi viene consigliata un’analisi profonda in quanto lo psicanalista non permetterà che il soggetto perseveri con queste “fughe” e la guarigione dei malati affetti da malattie organiche potrà avvenire fin dalle prime sessioni. Ciò accadrà soltanto se il terapeuta usa un metodo che spinge l’individuo ad accettare la realtà, la presa di coscienza dei propri errori, della sua megalomania, delle sue invidie, del suo odio e della sua paura. Se però lo psicanalista si trovasse nelle stesse condizioni del proprio cliente (non avesse cioè raggiunto un equilibrio psichico soddisfacente n.d.r.) non potrà far altro che rafforzare la sua malattia stabilendo così un patto di censura. Per questa ragione esistono casi di individui che sono stati sottomessi per anni alla psicanalisi freudiana ortodossa e, non soltanto le loro malattie si sono aggravate (mal di testa, stitichezza, emicranie, tachicardie), ma ne hanno contratte delle altre. Tutto ciò perché il freudismo spinge la persona, per delle ragioni secondarie come la libido, ad una deviazione da se stesso e a ritenere gli altri i soli responsabili dei suoi mali e delle sue frustrazioni… Di solito i medici e gli psicoterapeuti spiegano lo stress come il risultato di tensioni, del ritmo di vita, di preoccupazioni nel campo del lavoro, di pressioni economiche e così via, Ciò non fa che aumentare il sentimento di persecuzione dell’individuo, così la sua tensione si aggrava e, di conseguenza, il suo stress. Quindi, poiché queste emozioni sono direttamente legate alla nostra volontà, possiamo affermare che la malattia è frutto della nostra volontà. Al malato basterebbe capire il meccanismo e prendere coscienza della sua causa, per riuscire a liberarsi dalla malattia. Se l’organismo si trova in condizioni naturali, senza stress, con un equilibrio omeostatico ed immunologico normale, avrà i mezzi da solo per difendersi da malattie di tutti i tipi. Nella tecnica analitica trilogica non curiamo mai la malattia organica in se stessa; ma cerchiamo di fare in modo che il paziente non dia nessuna importanza ai sintomi. Se proprio vuole menzionare un male qualsiasi, l’analista deve interpretare ed analizzare ciò che rappresenta questa malattia sul piano psicologico. Soltanto quando si pensa di curare la malattia del paziente attraverso la sua vita psichica si riesce ad estirpare il male alla sua radice. Il sintomo fisico sparisce come una conseguenza di un processo anteriore a livello psicologico… Se l’essere umano rispetta la verità ed è umile e sincero, se si prepara onestamente a combattere contro le “malattie psichiche”, il suo intero corpo, gradualmente e totalmente ritornerà alla normalità…

Lettera alla dott.ssa Claudia Pacheco – Emanuela Rossi

Stimata Dott.ssa Pacheco,
mi chiamo Emanuela Rossi, ho 26 anni, e da ormai un anno e cinque mesi ho l’opportunità di fare il percorso di analisi con il professor Biliotti.
A Luglio, conseguirò una laurea in psicologia dello sviluppo e dell’età evolutiva presso l’Università di Pavia. Il mio amore ed interesse verso la psicologia è nato circa otto anni fa, durante un mio soggiorno all’estero. Gli studi che ho fatto finora hanno contribuito ad aumentare la mia conoscenza nel campo, tuttavia, mi sono anche resa conto della limitatezza di tali studi accademici in quanto basati esclusivamente su teorie, molto spesso opinabili che portano gli studenti ad intellettualizzare i concetti più che ad interiorizzarli. Inoltre, il metodo di apprendimento è piuttosto passivo.

Da quando ho iniziato il percorso il mio modo di essere , quindi la mia vita è migliorata di molto. Avendo sempre avuto la curiosità e l’interesse di conoscere me stessa più a fondo, prima di avvicinarmi alla trilogia ho avuto modo di provare altri metodi terapeutici, i cui risultati non sono stati sicuramente altrettanto validi e tangibili. Sono quindi consapevole della validità ed utilità di questa scienza , non solo per i suoi presupposti teorici e metodologici, ma soprattutto per i risultati, spesso sorprendenti che ho visto su altre persone e su me stessa.
Ritengo che il lavoro di analista e di psicologo debba avere quale primo presupposto l’umiltà, la costanza nell’introspezione ed evoluzione interiore, il servizio e l’amore verso gli altri. Qui in occidente, purtroppo questi aspetti sono spesso carenti nelle “professioni di aiuto”. Per quanto riguarda i miei interessi nel campo, sono particolarmente sensibile alle problematiche di coppia ed al tema della psicopatologia femminile, sia per esperienze personali, che per il grande caos e sofferenza che noto in questo ambito e che sempre più caratterizzano i rapporti di coppia , avendo gravi ripercussioni a livello famigliare, educativo e di conseguenza sociale.

A parte gli studi, ho avuto modo di viaggiare parecchio all’estero svolgendo attività per la comunità internazionale Baha’i , di cui sono certa, lei ed il dott Keppe siete a conoscenza. Un’ esperienza particolarmente formativa e rilevante è stata quella dell’anno di servizio che ho svolto dall’ottobre 1996 al settembre 1997 in Spagna, Portogallo, Isole Azzorre e Germania. Durante questo periodo ho lavorato in progetti etico sociali che prevedevano, ad esempio, la sensibilizzazione dei giovani sull’importanza dell’etica e della spiritualità con interventi in varie classi di scuole superiori, organizzazione di cine-forum, conferenze su temi quali razzismo, parità di diritti tra uomo e donna, unità nella diversità , armonia tra scienza e religione.
Ho avuto inoltre modo di svolgere lavoro di pubbliche relazioni e di conoscere da vicino la cultura delle etnie Rom. Proprio nel corso di questo anno molto intenso, e non privo di difficoltà, ho percepito la mia predisposizione all’ascolto ed all’aiuto verso gli altri, cosa che mi ha poi portato a scegliere tale corso di studi.
Tale esperienza mi ha dato inoltre modo di approfondire la conoscenza dello spagnolo, dell’inglese e di comprendere un po’ il portoghese. Ho avuto l’opportunità di svolgere attività di traduzione dall’italiano all’inglese presso il sito web della società calcistica F.C. Internazionale, Milano dal novembre 1999 a luglio 2001.

Ho cercato di riassumere in poche parole un po’ della mia vita….. So di avere ancora molto cammino da fare come persona e come professionista, ma vorrei chiedere a lei ed al dottor Keppe l’opportunità di conoscere questa scienza così innovativa ed interessante più da vicino. Chiaramente, come tutti gli altri residenti nella scuola, sarei disposta a lavorare e a mantenermi. Spero quindi, che mi diate la possibilità di venire a San Paolo dopo la mia laurea, intorno al 20-22 luglio.

La ringrazio di cuore ed attendo una sua risposta. Con stima,
Emanuela Rossi. – Laureata in psicologia

Sulla psicopatologia trilogica – Claudia Pacheco

Contrariamente agli orientamenti psicanalitici, psicologici, psichiatrici od altri, Keppe è l’unico scienziato a focalizzare la causa principale delle malattie mentali e psicosomatiche in fattori psichici, cioè, in processi che avvengono nell’interiore dello stesso individuo, legati all’uso invertito della sua volontà; di conseguenza Keppe ha creato la prima scienza veramente psicologica. Applicando la scienza psicanalitica agli studi che ha fatto di Filosofia, Metafisica e Teologia, lo psicanalista scoprì che la malattia psichica (nevrosi e psicosi), a somiglianza delle malattie organiche e sociali, è il risultato della deturpazione o distruzione della sanità preesistente nell’essere umano. Malum privatio boni, il male è la privazione del bene in filosofia; nella scienza, la malattia è la privazione della salute.

Keppe constata che la struttura dell’essere umano è, per natura, fondamentalmente sana, ma che egli nasce con un difetto nella sua struttura psicogenetica, causando le malattie. Questo ”difetto” Keppe lo chiama ”inversione psichica”, per mezzo della quale l’essere umano tende a distruggere il bene e a ricercare il male per sé e per gli altri, attaccando, nella maggior parte dei casi, in modo incosciente, la propria vita, creando così la propria sofferenza e la propria malattia. Questo comportamento Keppe lo vede come il risultato di un’attitudine di ”invidia originale”, innata, universale che sarebbe la radice principale della maggior parte dei comportamenti patologici dell’essere umano. Il meccanismo d’inversione psichica fu scoperto da Keppe. Per mezzo di questo meccanismo l’essere umano inverte (rovescia) la percezione della realtà e dei valori, avvertendo il bene come male ed il male come il bene (per esempio: l’amore come sofferenza, la fantasia come felicità, il lavoro come sacrificio e così via).

L’essere umano è trilogico ed ha come base l’affetto: una volta che rifiuta l’elemento affettivo, egli agirà e penserà in maniera malata, distruggendo la propria salute e quella della società. La natura originariamente sana dell’essere umano viene così deturpata a causa di questa attitudine invertita della volontà. In senso pratico, la Trilogia Analitica applica la Tecnica dell’interiorizzazione, ossia, la dialettica Keppiana, meglio spiegata nel libro La Glorificazione di Norberto Keppe e La guarigione per mezzo della coscienza – Teomania e Stress di Claudia Pacheco. L’elemento principale del metodo è quello che Keppe chiama coscientizzazione degli errori. Si tratta del riconoscimento da parte del paziente di tutte le attitudini distruttive non percepite chiaramente dalla persona, con la conseguente azione per correggerle sia in campo individuale che sociale. La coscientizzazione della patologia (idee, sentimenti ed attitudini negative) è la chiave che potrà sbloccare l’individuo per lo sviluppo del suo essere come un tutto. L’essere umano sarà sano solo se potrà manifestare liberamente la sua essenza che è sinonimo di ”azione pura”. In altre parole, la felicità dell’essere umano si realizzerà per mezzo delle sue azioni belle, buone e vere che si originano nel suo interiore come risultato dell’accettazione degli ”universali” che sono concetti o idee perfette ed innate che si esprimono attraverso la coscienza e l’intuizione.

La teoria ed il metodo della Trilogia Analitica sono provatamente efficaci nel trattamento delle nevrosi e psicosi, così come nei disordini psicosomatici ed organici; essi vengono attualmente applicati all’interno del settore della psicosociopatologia in quasi 20 paesi, conducendo a nuove soluzioni dei problemi economico-sociali.