Sociopatologia e socioterapia – Claudia Pacheco

Uno dei più grandi e brillanti contributi alla comprensione della psicopatologia è stato l’intuizione da parte di Freud che, dietro la maschera umana vi è il “vero io” pieno di cattive intenzioni, sebbene spesso inconscie, e che questa ipocrisia è la causa delle nevrosi.Keppe è stato ugualmente brillante nel comprendere che questo fenomeno si ritrova parimenti nella società. Dietro le strutture sociali, politiche, economiche e legali, che si rispettano e ammirano, esiste una grande malattia fatta di cattive intensioni, d’invidia, di ambizione, di sfruttamento e di manipolazione.In verità Keppe ha scoperto che, contrariamente alla credenza popolare, l’uomo deve difendersi dalle istituzioni, dalle leggi, dai sistemi dominanti poiché è proprio là la causa principale delle nevrosi, psicosi, malattie e altri problemi dell’umanità.Keppe ci avverte che dietro ogni teoria, ogni sistema si ritrova la psicopatologia della o delle persone che l’hanno creata perché ogni teoria o sistema è un riflesso dei suoi autori.Ecco perché il ricercatore deve essere Trilogico; come dire che egli deve tener conto della sua stessa psicopatologia alfine di proteggersi dalle influenze sulle sue opere.Quindi dalle sue ricerche più recenti Keppe ha messo in evidenza l’importanza di esaminare il malessere della società, di cui egli considera le organizzazioni e i valori patologici alla loro base, ciò alfine di poter così curare le malattie individuali o psicopatplogiche. A questo scopo Keppe ha inventato la “sociopatologia”, lo studio delle malattie sociali, e ha pubblicato le sue scoperte in “La Liberazione del Popolo” e “La patologia del Potere, Lavoro e Capitale”.Secondo Keppe, un individuo non può essere in buona salute se cresce in una famiglia e in una società patologica poiché ambedue lo influenzano dalla nascita, deformandolo costantemente per mezzo di ciò che si chiama educazione e socializzazione. Secondo lo psicologo americano Bandura: La socializzazione è il processo attraverso il quale l’individuo sviluppa in se stesso le qualità essenziali che gli permettono di funzionare efficacemente nella società nella quale vive. (Bandura, Enciclopedia di psicologia, Conrinuum Press, New York 1982). Come possiamo vedere, fin dalla sua più tenera infanzia, l’individuo apprende e interiorizza i valori accettati dalla famiglia, dalla scuola e dalla società nella quale vive, e sente che, se non si adegua a questi valori, dovrà subire le forme di punizione più diverse: verbali, affettive, morali, economiche, sociali e spesso anche corporali.Questo processo di socializzazione è talmente efficace al punto che questo tipo di controllo sociale è interiorizzato e la persona sviluppa un meccanismo di controllo di sé che rende superfluo ogni controllo della società. Ogni azione è pregiudicata da questo sistema interiore regolamentato e l’individuo non fa altro che adattare le forme di condotta, che stimolano in lui reazioni negative di punizione o di indifferenza, sono automaticamente rifiutati dall’individuo stesso.Se le regole sociali esistenti fossero corrette il processo di socializzazione sarebbe così sano e necessario. Ma se partiamo dal constatare che la maggior parte delle regole, delle ricompense e delle proibizioni sono state istituite per servire un ordine sociale ed economico corrotto, allora il processo non è più quello di socializzazione, ma di “lavaggio del cervello” cioè di un meccanismo sociale di “patologizzazione”. Nelle società umane quelli che hanno il potere decidono le regole e le leggi economiche e sociali, così essi mantengono il loro potere opprimono gli altri eRestringono la loro libertà. Ogni individuo subisce gradualmente una corruzione quando si adatta alla struttura sociale. Gli si insegna a mentire, a non avere fiducia in niente e in nessuno, a essere disonesto e a detestare il lavoro, se vuole sopravvivere in questa società.Un’altra circostanza aggravante è che quando alcuni individui e gruppi rivoluzionari, che hanno apportato una “riforma sociale”, sono riusciti ad abolire un potere dispotico, rimpiazzano questi sistemi con forme di controllo che sono ancora più dispotiche e raffinate.Una soluzione a questo problema è tanto più complicata in quanto senza alcun aiuto, quelli che sono vittime di “lavaggio del cervello”, sono incapaci di vedere che ne sono le vittime.Ciò vuol dire che una persona è condizionata a pensare in una certa maniera che crede sia la sola maniera di pensare, anche se è insoddisfatta del modo in cui vive. Spesso rifiuta ogni alternativa perché ha paura che gli altri modi di comportarsi, più liberi, siano causa di una punizione dolorosa (impressioni accumulate attraverso esperienze anterori).La maggior parte delle persone, infatti, credono che i “Potenti” siano necessari per mantenere “l’ordine” fra la popolazione e non che siano proprio loro (I “Potenti”) che causano i conflitti sociali con tutte le loro leggi disoneste.E’ necessario per coloro che hanno uno stato di coscienza più alto di questo, rivalutare le regole sociali alle quali si sono sottomesse generazioni e generazioni, scegliendo quelle che sono veramente valide e sane e rifiutando quelle che sono patologiche e restrittive. Quelli che agiscono così diverranno agenti modificatori della struttura sociale ed economica e forniranno le soluzioni che permetteranno agli altri esseri umani di raggiungere una qualità della vita più strettamente in accordo con la loro essenza.Keppe non si limita semplicemente a criticare il sistema sociale, ma propone soluzioni e inventa la propria socioterapia: le Imprese e le Società Trilogiche che hanno per scopo un modo di educazione più appropriato agli esseri umani.Le persone dovrebbero avere il diritto di svilupparsi per vie prive di qualunque tensione interiore o esteriore al fine di poter agire nel senso del Bene, del Bello e del Vero. Ad esse si dovrà impedire di agire contro questi principi nelle loro vite e in quelle degli altri, in modo che non possano esercitare la loro invidia, la loro teomania, la loro apatia, sia per mezzo del potere economico e sociale, sia attraverso un modo di condotta patologica.Lo scopo di questo procedimento educativo deve essere quello di indirizzare l’individuo sulla strada corretta dell’utilizzazione della sua libertà, di mostrargli che non è libero di aggredire, sfruttare, controllare o di distruggere se stesso e gli altri o di vivere nell’ozio e l’alienazione ma che è assolutamente libero di fare ciò che vuole, solo se quello che fa è benfatto per lui stesso e per l’umanità in generale. L’educazione odierna non dà questa libertà né all’individuo né alla massa.Al contrario i sistemi economici e sociali hanno fatto di ognuno uno schiavo di questi sistemi e dei loro beneficiari. Nel suo libro “La Liberazione del Popolo – La Patologia del Potere” Keppe spiega come l’individuo e la società si liberano con mezzi pacifici e costruttivi adottando una sana dialettica tra le azioni umane e le ricchezze della creazione.