L’invidia generalmente non è percettibile – N. Keppe

Il maggior problema dell’invidia è che essa generalmente non è percettibile dall’essere umano, essa è l’anticoscienza; l’umanità si trova ad un incrocio: come percepire ciò che è impercettibile, ma che è peraltro l’elemento più attivo nella distruzione della vita di una persona? Posso dire che invidia è sinonimo di impercettibilità. Il grande mistero dell’invidia è che essa organizza nella negazione, omissione e deformazione dell’essere, il motivo per il quale tanto l’amore, che la ragione e la coscienza diventano praticamente assenti nell’esistenza dell’essere umano, a causa della sua attitudine di opposizione al bene, al bello e al reale.

Quando una persona dice che non sente invidia o che non prova invidia, è perché essa si organizza proprio in assenza del sentimento; siccome l’invidia è l’incosciente, il suo possessore non la percepisce e, in quanto non la percepisce, diventa impossibile correggerla. In questo caso possiamo dire che l’essere umano non ha coscienza dei motivi delle sue malattie organiche, psichiche e sociali, motivo per il quale non accetta la medicina psicosomatica, la sua psicologia e non mette in discussione per correggerli i suoi problemi.

Ciò che esiste è la coscienza essendo l’incoscienza la sua negazione; dobbiamo ammettere che esiste realmente un campo inconscio all’interno dell’essere umano, una privazione della coscienza: abbiamo dentro di noi la coscienza e la sua privazione, l’essere e la sua negazione (non essere), il sì ed il no. E la privazione, essendo un’opposizione al bene, esige un’attitudine molto intensa per tentare di annullare e disfare ciò che esiste.

Nell’invidia l’individuo attacca l’altro e commette le più grandi sciocchezze senza accorgersene; siccome l’invidia non è percettibile, l’individuo deve ammettere la sua esistenza come se fosse un atto di fede. Perciò la grande, enorme difficoltà per accettarla ed ammetterla sta proprio nella sua invisibilità, come se fosse un demonio nascosto che è esattamente l’entità che la caratterizza; sembra che questi si vergogni tanto di tale “sentimento” che si nasconde per non rivelarlo. Tutto ciò che la persona non percepisce è proprio a causa dell’invidia.

L’invidia è più percepita indirettamente attraverso le sue conseguenze; per esempio, nella voracità che l’invidioso può avere per i cibi, per il danaro, per il sesso, per i beni altrui; nella rabbia che sente, nella pigrizia e nella superbia. Siccome l’invidia è l’assenza del sentimento la persona non la percepisce; allora diremo che quanto meno è il sentimento (affetto, amore) più invidiosa è la persona; ma quando manifesta amore, si vedono tutti i “sentimenti” negativi che gli apportano grande sofferenza.

– Ieri ero angosciata e non sapevo perché; sabato mi trovavo a teatro per assistere ad un balletto e non mi sentivo bene; lavoro come professoressa alla Chácara e credo che quell’ambiente non sia molto buono.

– Lei cerca solo quello che la fa felice e non tenta di vedere ciò che è realmente importante per la sua vita; spesso quello che causa infelicità diventa più prezioso di ciò che la fa felice. Si crede di essere infelici con qualcosa di favorevole, è segno che si è alla ricerca di un cammino che non è il migliore.

Vorrei chiarire al lettore che la ricerca della felicità può seguire un cammino erroneo; quello che è fondamentale è conoscere e seguire quello che è giusto che non sempre coincide con ciò che fornisce più soddisfazione. Perciò è realizzando il bene che l’essere umano percepisce tutto il male che esiste in se stesso e, evidentemente, questo non gli procura soddisfazione. Adottando un’attitudine buona si scorgerà tutto il male, ma se si permane nel male si resterà ciechi e non si vedrà quello che è buono. Quanto più grande è il beneficio che l’individuo riceve, tanto maggiore è la sua resistenza nel riconoscerlo; in psicoterapia tale fatto è stridente, poiché nel riconoscere il bene che ha ricevuto, l’individuo dovrebbe contemporaneamente ammettere tutta la sua condotta ingannatrice contro il bene, la verità e la vita e, per non ammettere la sua malizia, l’individuo nega perfino il bene che possiede.

·  Quando stavo facendo l’analisi soffrivo molto, disse I.S.

·  O quando stava partecipando al bene che riceveva dall’analisi doveva vedere anche la sua cattiva attitudine?

Questo è il grande motivo per cui l’essere umano rifiuta di accettare il bene, poiché esso è come un faro che illumina tutto il male che esiste nel mondo e nella stessa persona che si analizza.