La medicina come arma di distruzione – Ademar Monteiro

I MEDICI SENZA VOCAZIONE, LA PATOLOGIA DEI PROFESSIONISTI,
LA FORMAZIONE ACCADEMICA SBAGLIATA
E IL CONTROLLO DELLE INDUSTRIE FARMACEUTICHE,
FORMANO UN LATO OSCURO DELLA MEDICINA CHE DEVE ESSERE DISCUSSO
Nella concezione popolare, l’individuo tende a idealizzare il medico, quasi come un semidio, a causa del tempo impiegato nello studio e alla cura della sofferenza dell’umanità. Si dimentica che il medico è un essere umano che ha problemi come qualsiasi altra persona. E nel caso che questi elementi emozionali non vengano trattati dagli stessi medici in forma adeguata, ne conseguiranno serie conseguenze per se stessi e per i loro pazienti.

Altro punto importante è che questi professionisti, anche durante la loro preparazione, passano attraverso un vero lavaggio cerebrale, giacché i corsi di medicina sono influenzati direttamente dall’industria farmaceutica. I sei anni di facoltà e in più dai tre ai cinque anni di tirocinio culminano, nella maggioranza dei casi, in una ricetta di medicine o di intervento chirurgico. Fino all’inizio del secolo passato la medicina era concentrata più nell’area clinica e, posteriormente si diresse verso a farmacologia per questioni economiche.

Lo psicanalista Norberto Keppe, in una ricerca realizzata nell’Hospital das Clinicas della FMUSP, constatò che il 70% degli studenti di medicina erano indecisi, indefiniti e insicuri quanto alla professione da scegliere, ossia, non presentavano alcuna vocazione definita. Possiamo considerare anche che l’influenza della famiglia, lo status sociale e l’aspettativa finanziaria sembrano avere un peso forte nella decisione della sclta di una professione. In qualche forma molti studenti di medicina, all’inizio del corso, sono idealisti e difendono i diritti dei pazienti e la salute come un bene in sé. A poco a poco vengono corrotti dalla stessa istituzione medica, che passano a difendere, senza percepire che vengono manipolati per interessi che non sono i loro, e neppure dei pazienti, ma di speculatori e di commercianti.

Il desiderio di aiutare è insito nell’essere umano, ma il sistema capitalista ha trasformato questa aspirazione in profitto, dipendenza dai medicinali, internamenti che, molte volte, portano alla morte. L’inadeguatezza del corso, che è fondamentalmente organicista, non ha la preoccupazione di formare professionisti più umani, che lavorano con gli aspetti psichici e sociali. Al contrario, alimenta i problemi emotivi esistenti negli studenti che, più tardi, finiranno per influenzare in modo negativo il trattamento dei pazienti. Il prof Eduardo Marcondes della FMUSP riferisce che il corso basico è un male necessario, il corso clinico è molto noioso e l’internato è massacrante.

Per esempio, il curriculum del corso di medicina dell’USP ha, rispetto alle 15 mila ore di lezioni di teoria e pratica, quasi appena 250 ore dedicate alla psiche dell’essere umano. Si può dire che se alla base di questi corsi non ci sarà un legame con gli aspetti psichici, filosofici e metafisici dell’uomo, tenderanno a rimanere incompleti e inattuali.

In una ricerca effettuata in Inghilterra dal British Medical Journal si è constatato che ogni 100 diagnosi mediche corrette, 75 sono fatte attraverso anamnesi (dialoghi e dati forniti dal paziente), 10 dall’esame fisico, 5 da esami semplici di laboratorio, 5 da esami carissimi e invasivi e 5 rimangono senza diagnosi.

L’inversione che si verifica nel momento è che i medici cominciano ad analizzare il paziente a partire dagli esami complementari. I consulti sono diventati spesso più rapidi e “tecnologici”, in cui chi lucra sono solamente gli “industriali della salute”. Si verifica un viavai interminabile, in cui i controlli di esami e ricettari si sovrappongono al dialogo medico-paziente, causando ansietà e malessere ad ambedue.

E i risultati di queste condotte sono ovvi. Il medico è il professionista che più di ogni altro commette suicidio, somatizza con frequenza, diventa dipendente da droghe e ricorre alla separazione coniugale; e i pazienti, da parte loro, sono trattati in malo modo.

L’industria farmaceutica ha fatturato nel 2002 la somma di 406 bilioni di dollari e ha presentato un indice di crescita senza uguali in comparazione a qualsiasi altro settore. Allora io domando: forse l’essere umano è più malato ora che nel passato? Perché sono necessarie tante medicine, se gli indici di cura continuano ad essere gli stessi o, addirittura peggiori? Perché le medicine sono già la terza causa di morte, venendo solo dopo le malattie cardiovascolari e il cancro?

A logica si percepisce che ci è stato imposto un sistema di trattamento che non è tanto efficiente quanto ci lasciano immaginare. È basato principalmente sulla voracità del profitto. Fanno degli esseri umani vere e proprie cavie. Si pensa che una semplice medicina sia capace di curare la distruttività psichica ed organica dell’essere umano. Triste illusione…

Nel libro Medicina dell’Anima, Keppe mette in rilievo che non esiste un malato “innocente”. Volendo dire che dietro ogni malattia, c’è un’intenzione incoscientizzata dell’individuo di voler danneggiare non solo se stesso, ma anche quelli che gli stanno intorno. E, continuando, riferisce che l’essere umano non è stato creato per la malattia, ma per la sanità, la bellezza, la verità e, principalmente, la bontà. Ma quando deturpa, nega o omette questi aspetti sani del suo interiore, finisce per ammalarsi a livello psichico, organico e sociale. In realtà abbiamo nel nostro corpo un meccanismo armonico che si auto-regola, una formidabile farmacia interna, dice Claudia Pacheco nel suo libro Guarire con la Coscienza, che agisce in accordo con le nostra emozioni, anche se non lo percepiamo.

Per concludere, credo nell’importanza che tanto i medici, quanto i pazienti possano avere nella società. A patto che seguano un processo di coscienizzazione delle proprie psicopatologie e dei fattori socio-economici distruttivi che influenzano il settore della salute, per meglio aiutare se stessi e gli altri. Anche tenendo conto che alcuni settori ospedalieri, come quelli del pronto soccorso e della traumatologia, hanno funzioni importanti. E soprattutto dobbiamo valorizzare la medicina preventiva a livello psico-sociale.