La cosa più difficile per l’essere umano è accettare il bene – N. Keppe

“È necessario essere più virtuosi per sopportarela prosperità che le avversità”(La Rochefoucauld)

Il bene è sempre difficile da essere accettato; ci abituiamo a pensare che desideriamo il bene perché ciò corrisponderebbe ad una condotta razionale; ma intanto agiamo fondamentalmente sulla base delle emozioni che si basano sul sentimento dell’invidia, che è invertito.
L’invidioso è invertito perché rifiuta il sì, il bene, e la felicità, e dopo che ottiene il male per la sua vita, si lamenta di non sentirsi bene; la salute e il benessere dipendono dall’accettazione dell’individuo. Perché ci sia salute l’individuo deve possedere la gratitudine, ma se il grado di invidia sarà molto grande, egli non accetterà in nessun modo di essere grato.
L’invidia è diretta proprio verso le persone e le cose che sono più indispensabili e più care, diventando un “sentimento” contraddittorio: allo stesso tempo che uno ha bisogno di quella persona, la nega e le si oppone, impedendosi di usufruire di quello di cui necessita di più. Così l’individuo invidioso distrugge la fonte della sua felicità e del suo benessere. Che cosa fare con l’invidioso se rifiuta ciò che più ama e ciò di cui ha più bisogno? Questo è il terribile dilemma nel quale si trova l’essere umano.

Credo che non starei ancora…., disse I.M. e incominciò a piangere.

Ma ha verificato la sua malattia con qualche medico? Domandai.

No, sono io che sto pensando di essere malata, e continuò a singhiozzare.

Allora, in questo caso, lei piange perché immagina di essere malata, oppure perché si rende conto di essere sana?

Come il lettore vede, coscientemente le persone desiderano la salute, ma incoscientemente vogliono la malattia; possiamo dire che generalmente l’incosciente è il contrario del cosciente, tesi che Freud rifiutò, ma che credo sia valida.
Sembra che la prima condotta patologica sia quella di impedire, distruggere, reprimere tutto ciò che esiste, inclusa anche la propria esistenza; comportamento questo legato agli impulsi inconsci derivati dalla psicogenetica, motivo per cui già possono esistere deformazioni fin dalla vita fetale; dobbiamo per forza ammettere che ci carichiamo, senza percepirlo, di un enormità di fattori patogeni che rendono scomoda la vita intera.
L’oggetto buono primordiale che l’invidioso attacca è l’essere, che può essere simbolizzato dalla madre, nel caso del bambino – ma che in realtà si riferisce alla vita; perciò dobbiamo ammettere che l’invidia si caratterizza con il rifiuto di tutto quello che esiste, essendo la base della malattia, del fallimento e principalmente dell’infelicità umana. In qualsiasi modo Lucifero è stato contro l’essere (la vita), trasmettendoci questa triste “eredità”.
Il pensiero e il sentimento originali sono sempre positivi; perciò se una persona si sta sentendo male è perché sta negando, omettendo o distruggendo le sue vere idee ed emozioni. L’invidioso attacca principalmente il raziocinio, l’affetto e il lavoro, proprio perché gli portano beneficio – il che significa che egli non vuole per sé il bene; nell’invidia l’individuo non accetta di avere gratitudine, perché dovrebbe in tal caso riconoscere la bontà del prossimo.